
- 23 Settembre 2023
- redazione
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Io sono nato in Sicilia e lì l’uomo nasce isola nell’isola e rimane tale fino alla morte, anche vivendo lontano dall’aspra terra natìa circondata dal mare immenso e geloso.
(Luigi Pirandello)
Alessia grazie alla sua penna ci trasporta nella meravigliosa Aegusa, un’isola dove la natura si presenta selvaggia e la bellezza ammalia lo sguardo. Alessia è una delle tante autrici che vi farò conoscere questo mese, diciamo che a lei è toccato a sua insaputa rompere il ghiaccio. Siccome per mia natura sono molto curiosa ho voluto indagare dietro la copertina, queste sono le sue risposte.
Cosa rappresenta per te Aegusa?
Aegusa, nonché Favignana, è la mia isola. Le mie radici, anche se per metà. È il mare che mi fa viaggiare attraverso la magia e l’ignoto. La storia atavica espressa negli occhi degli isolani. I colori selvaggi e limpidi. È quel profumo di cappero, finocchietto e timo, che dispiega le vele della mia fantasia.
Quando è nata l’idea di scrivere questo libro?
Nel 2015, ho scritto il primo racconto, che era all’incirca 50 pagine di word, “La bella vacanza”, anche se inizialmente aveva un altro titolo che poi ho cambiato per lasciare il piacere dello stupore, non mi sono limitata al titolo ho modificato anche la location: all’inizio, era ambientato a Lipari.
L’ho “congelato” per qualche anno in un cassetto, poi nel 2018, presentandolo a un concorso letterario interazionale, gli è stata conferita la menzione d’onore. Nel 2019, l’ho suddiviso in capitoli per renderlo più fruibile, fino a quando nel 2021, non mi è balenata l’idea, di comporre una raccolta di racconti, scritti tra il 2021 e il 2022, per omaggiare la mia isola di Favignana, e dare quel tocco di eleganza aulica, a quello scoglio che mi ha ispirato.
Qual è il personaggio di questi racconti a cui sei più legata?
Sono legata a tutti i personaggi, anche a quelli che non hanno un ruolo principale. Ma se dovessi fare una scelta direi Cesare Costantini, il protagonista del primo racconto “La bella vacanza”. Caratterialmente un po’ mi somiglia: ingenuo, sfortunato, sensibile e un po’ paranoico.
Si parla spesso di generi letterari, secondo te esistono ancora, oppure, sei dell’idea che un libro può contenere all’interno diversi generi, il tuo come lo definiresti?
Io scrivo gialli, thriller, noir, horror, hardbolied e poesie. Però, molti lo hanno definito “barocco”, anche con una nota aspra di derisione e biasimo, io sono orgogliosa del mio registro di comunicazione, così obsoleto, colto, sensibile, profondo, poetico e ricco di dettagli sfarzosi, ma alleggeriti da autentiche inflessioni dialettali e beffarda ironia.
Come definiresti il tuo stile di scrittura?
Controcorrente, duttile, un commisto di generi, che difende i principi e i valori della vita. Ma anche avventuroso, deciso, forte, passionale, carnale, leggero, scanzonato, risoluto. Cerco di raccontare attraverso le mie idee, parole e pensieri raffinati, gli aspetti più complicati del tempo senza nascondere le fragilità, mettendo ogni cosa nero su bianco.
Che messaggio vuoi lasciare al lettore che acquista il tuo libro…
Favignana, non è solo mare, disco e aperitivi, che potrebbero incorniciare un’indimenticabile stagione estiva. Favignana, è storia, passione genuina, e mai banale, ma soprattutto, vorrei con queste storie, insegnare al lettore ad amarla anche nelle sue cupe sfaccettature.
Vi invito a seguire Alessia su Instagram @alessia.pmt e ad acquistare il suo ultimo lavoro Aegusa tra sole, mare e sangue, sia nella versione Kindle che cartacea negli store online e in libreria.
Al prossimo libro!

Estratto
Le dita ardevano dalla voglia di scrivere
Ariccia
1° gennaio 2020
Era ancora notte fonda, il sonno tardava a venire. Con un lento e ripetuto gesto circolare del palmo della mano, disegnavo un perfetto e nitido oblò sul vetro della finestra appannata. Giotto, scansate!
Osservavo come una veglia malinconica, trasognato, esausto e ancora intontito dai diversi brindisi di qualche ora prima, l’accurato lavoro degli operatori ecologici, che con espressione grave e d’obiezione, liberavano le strade colme di rifiuti. Vigorose ramazzate facevano rotolare le numerose bottiglie sul selciato, provocando dei suoni simili a cinguettii. Il sommesso ma imperioso borbottare della moca alle mie spalle mi riportava alla realtà. In compagnia della calda tazzina, ritornavo al mio privilegiato punto d’osservazione, per assistere all’accomiatarsi della notte.
Un pigro sole, ancora avvolto da una coperta di nuvole argento con sbuffi di bianco morbido, sembrava voler rimandare con i suoi singhiozzi di luce, il suo ancestrale compito di riscaldare questo primo giorno dell’anno. Questa naturale attrazione, che irradiava nella finestra in un bagliore debole, quasi seppellita dai residui sbiaditi della notte, stava pian piano sparendo dietro alle lenti dei miei occhiali, appannate dal vapore del caffè. Mentre pulivo gli occhiali con il lembo della mia maglia di lana, mi avvicinai al pc per leggere qualche e-mail. Guardando prima lo schermo e poi la tastiera, non so come, ma nel perimetro scuro del mio cervello, apparve una forma ovale bianca che scoppiò in un grido di esultanza negli occhi, scatenando uno sciame di colori, suoni, volti, odori.
Voglio scrivere!
Sarebbe stata la prima volta, ma sapevo già su quale racconto cominciare ad appuntare quell’ispirazione che mi stava sommergendo come fossi scivolato nel fango. Scriverò la mia avventura vissuta la scorsa estate. Ho ancora addosso quell’orribile sensazione di fatalità…