I diavoli piangono vita

Un romanzo contemporaneo che prende spunto da una vicenda reale e si ispira liberamente a Cenerentola di Charles Perrault.

“Il principe fece provare la scarpetta a tutte le giovani fanciulle del regno, per scoprire quella il cui piede era perfettamente adatto alla delicata scarpetta di vetro.”
Charles Perrault, Cenerentola o la piccola pantofola di vetro

Due mine vaganti in una realtà spietata.
Il loro amore nasce in culla e germoglia tra i banchi di scuola, dove rimane per sedici anni, sepolto nel profondo delle loro anime. Quando si ritrovano da adulti, nonostante Annalisa sia sposata, la passione divampa.

I momenti di fugace intimità sono il rimedio di cui entrambi hanno bisogno, ma Alex non sa che quello di Annalisa non è un matrimonio alla deriva come tanti altri. Valerio ha un problema di alcolismo e lei, dopo due gravidanze perse, si sente una donna rotta.

Durante l’Ordinanza che sconvolge il mondo a causa di una febbre emorragica proveniente dal Sud America, ribattezzata Lilith come il demone portatore di malattia e morte, Annalisa e Alexander sono costretti tra le mura di casa — lui da solo, lei con Valerio — dove accade l’irreparabile.

Hanno detto del libro

“I diavoli piangono vita” è un romanzo lucido, vero, trasparente. Un pugno nello stomaco.
La maestria di Martina Bertocchi nel trattare argomenti così delicati è esemplare.
La lucidità e la narrazione incisiva rendono il romanzo avvincente, evidenziando la realtà senza indugiare in aggettivi e abbellimenti, mostrandola al lettore senza filtri rosa, costringendolo a guardare.
— Michela Alessio
(Scrittrice, formatrice, imprenditrice, consigliera del Municipio V Valpolcevera di Genova e presidente della Consulta delle Elette)

Un romanzo che dà voce a silenzi e grida soffocate, che spezza catene invisibili e antiche di un mondo che, purtroppo, è ancora il nostro. Una storia intensa e traboccante di vita.
— Valentina Goga
(Scrittrice)

Ho letto questo libro in tre ore e mi ha sconvolta.
Ma proprio grazie a questa lettura ho raggiunto l’ultimo scalino della mia consapevolezza: ESSERE GUARITA E SALVA.
E devo quest’ultimo, determinante dono a Martina e alla sua sensibilità.
A tutti quelli che soffrono di dipendenza affettiva, che sono intrappolati in una relazione tossica e distruttiva, auguro di raggiungere il momento più atroce, ma contemporaneamente salvifico, nel quale si pronuncia, talora con un filo di voce, talora con un grido disperato e potente, la parola AIUTO.
— Marta G.A.

Quante volte nascondiamo verità dietro un amore che fa male?

Ci convinciamo che basti resistere, adattarci, capire.
Fino a quando qualcosa — o qualcuno — ci costringe a vedere quello che cercavamo di non sentire.