
Descrizione
Perché bambini svegli e con buone capacità di problem solving nella vita quotidiana, posti di fronte a un problema aritmetico, falliscono miseramente? Cosa porta uno studente a risolvere un problema impossibile? E perché all’aumentare del grado scolastico cresce anche la percentuale di ragazzi che tenta di risolverlo?
La rigidità del sistema scolastico nasconde forse il valore di allievi apparentemente destinati all’insuccesso? In fondo anche Einstein venne descritto dai suoi insegnanti come un bambino lento, pigro e “mortalmente ottuso”… in seguito il mondo disse che era un genio.
Molto più spesso di quanto si crede il fallimento nella risoluzione di un problema non deriva dall’applicazione di tecniche aritmetiche inesatte, quanto da inadeguati processi di approccio al testo.
I recenti dati OCSE parlano chiaro: noi italiani non saremmo in grado di comprendere il libretto di istruzioni del nostro smartphone, tantomeno di argomentare un articolo di giornale. Il libro propone schede fotocopiabili con problemi privi di dati numerici, che orientano inevitabilmente l’attenzione al testo: i dati utili alla risoluzione potranno essere recuperati solo dopo una attenta lettura dell’enunciato.
Si tratta di una strategia giocosa che prevede l’autocorrezione e l’autovalutazione, per cui lo sbaglio non rischia di identificarsi con il giudizio dell’insegnante o con un voto, ma si trasforma in opportunità che mette in moto capacità decisionale e senso di responsabilità.
Indirizzato a genitori, educatori e insegnanti di italiano e matematica, è adatto a tutti i bambini della scuola primaria.
Titolo
Capire il problemaUna strategia efficace per comprendere il testo del problema!
Autore
Cecilia Stefanini
con la collaborazione di Giorgio Gabellini e Franca Masi
Formati disponibili
Libro cartaceo
Data di uscita
21 -09-2023
Genere
Saggistica - No fiction
Pagine
188
Estratto dal libro
Introduzione
Secondo i recenti dati OCSE noi italiani non saremmo in grado di comprendere il libretto di istruzioni del nostro smartphone, tantomeno di argomentare un articolo di giornale; saremmo altresì incapaci di distinguere una notizia vera da una falsa, poiché mettere in dubbio ciò che leggiamo non è più contemplato dalla nostra mente.
Anche le ultime rilevazioni INVALSI (2019) hanno lanciato l’allarme: il 35% degli studenti di terza media non è capace di comprendere un testo scritto.
Con l’avvento delle nuove tecnologie i tempi sono diventati più contratti, tanto che risulta sempre più difficile integrare e metabolizzare nuove conoscenze: la compulsione nell’informarsi è tale che sfugge il senso di ciò che si legge.
Così se da un lato la generazione dei nativi digitali è multitasking, ovvero capace di svolgere più compiti contemporaneamente, dall’altro viene inevitabilmente coinvolta in un impoverimento di abilità basilari quali la capacità di concentrazione per un lungo periodo, l’interiorizzazione di concetti, la completa comprensione di un enunciato.
Inoltre, già da qualche tempo si avverte la sensazione di voler ‘preservare’ i bambini da sfide intellettualmente difficili (come la lettura di brani lunghi, o la risoluzione di problemi che prevedono una argomentazione delle decisioni prese), proponendo invece attività che si classificano ben al di sotto del loro livello neurofisiologico.
Eppure, fin dalla più tenera età lasciamo tranquillamente nelle loro mani smartphone e tablet, che sanno abilmente utilizzare, ignorando però del tutto come utilizzarli e perché: ingurgitare migliaia di informazioni spesso non equivale ad apprendere, in quanto tutto rischia di ridursi a una semplice assimilazione passiva di notizie. Accade così che video o immagini violente non sortiscano più il benché minimo effetto nei nostri ragazzi, proprio perché viene a mancare il tempo per una riflessione critica.
La lettura (intesa come comprensione attiva e profonda di un enunciato) è requisito essenziale per il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento in qualsiasi disciplina; si tratta di un’abilità che permette di interpretare correttamente le informazioni e i cambiamenti della società, rappresenta uno degli elementi chiave per una partecipazione sociale attiva e consapevole, consente di crescere a livello professionale e personale: in poche parole apporta un miglioramento alla nostra esistenza. Anche una didattica della matematica basata sull’apprendimento tramite la risoluzione di problemi può rappresentare un valido strumento per aiutare le nuove generazioni a non perdere, o peggio, a non sviluppare affatto, quelle funzioni cognitive che l’uomo ha perfezionato nel corso di migliaia di anni attraverso la lettura e la scrittura, e sulle quali poggiano tutta la nostra cultura e il nostro sapere.
Qualsiasi tipo di problema scolastico, infatti, prima di poter essere risolto, necessita di essere compreso: molto più spesso di quanto si creda, il fallimento nella risoluzione non deriva tanto dall’applicazione di tecniche aritmetiche inesatte, quanto da inadeguati processi di approccio al testo, che portano a una costruzione errata della situazione problematica con conseguente errata strategia risolutiva.
In poche parole, i bambini bypasserebbero la lettura dell’enunciato, concentrando la loro attenzione esclusivamente sui dati numerici senza attribuire loro il corretto significato, pervenendo a una soluzione non sempre verificata poiché non monitorata in termini di correttezza del risultato né del processo che la sottende; in questo modo il problema finisce per assumere in tutto e per tutto le sembianze di un semplice e banale esercizio.